Pubblicato da: Kentstrapper Categoria: Blog tag: , , , , , , Commenti: 0

Uno degli argomenti più in voga negli ultimi tempi è quello del cosiddetto Internet of Things, ossia la possibilità di avere, in futuro, degli oggetti (segnatamente apparecchi elettronici) in grado di connettersi alla Rete per acquisire informazioni e regolarsi di conseguenza, in maniera “intelligente”; l’esempio più spesso citato è quello della sveglia che, collegata ad un apposito sito sul traffico, suona prima per permettere all’utente di non arrivare tardi in ufficio.

La novità di oggi tuttavia consiste nel fatto che ben presto, grazie a Viper (una scheda progettata dall’Università di Pisa), il concetto di IoT potrebbe tramutarsi in ToI (Things on Internet). Ieri è partita la campagna di crowdfunding su Kickstarter, e in un giorno sono stati raccolti più di 4000$.

Viper (acronimo di Viper Is Python Embedded in Realtime) è una scheda pensata per semplificare la vita ai non-programmatori (designers, artisti etc.) che hanno necessità di utilizzare dispositivi “smart”: grazie ad un software molto semplificato e user-friendly, anche chi non conosce i linguaggi di programmazione potrà creare degli script in grado di far sì che l’oggetto si comporti secondo la volontà dell’utente. 

 

Essendo compatibile con le più note schede in circolazione -come Arduino e Udoo- l’utente non dovrà fare altro che “Viperizzare” queste ultime, ossia connetterle con Viper e programmarle tramite il software Ide o l’apposita App per smartphone. 

Quasi superfluo specificare come questa scheda possa costituire un ennesimo e fondamentale passo in avanti nell’evoluzione del mondo della tecnologia, contribuendo ad abbattere il divario tra chi conosce i segreti della programmazione e chi no, e dunque inserendosi in quel percorso di “democratizzazione” della tecnologia stessa. Un percorso che -ci piace sottolinearlo- ha visto l’Italia in prima fila, con le già citate Arduino e Udoo che hanno rappresentato un notevole passo in avanti in questa direzione. 

Ed è altrettanto importante ricordare che questi dispositivi, unitamente alla stampa 3D, possono incrementare quella nuova tendenza che oggi si comincia ad intravedere, e che consiste nell’auto-produzione (o quantomeno nell’auto-assemblaggio) di prodotti elettronici che uniscono Open Hardware, Software Libero e involucri stampati in 3D; abbiamo visto in questo blog alcuni esempi (lo scanner Atlas, la calcolatrice elettronica e anche lo smartwatch), ma la “Bibbia” di questi progetti è innegabilmente la sezione learn Adafruit.com

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