Può sembrare paradossale, ma nell’era di YouTube e di Periscope (che potenzialmente possono trasformare ognuno di noi in produttori di video) c’è chi ha pensato di utilizzare la stampa 3D per riscoprire una tecnologia di animazione tanto semplice quanto impressionante: lo zootropio.
Lo zootropio è un dispositivo ottico per visualizzare immagini, disegni, in movimento, inventato daWilliam George Horner nel 1834. (…).Una serie di disegni riprodotta su una striscia di carta viene posta all’interno di un cilindro dotato di feritoie a intervalli regolari (una per ogni immagine) atte a visionare le immagini stesse. Grazie al principio della persistenza retinica, la rapida successione di immagini conferisce l’illusione di movimento. (Wikipedia).

Qualche mese fa era stato il fotografo e designer statunitense Kelly Egan a pubblicare un tutorial su come costruire uno zootropio in perfetto stile Maker: un addon di Blender auto-creato per velocizzare la modellazione dei soggetti (in questo caso cavalli), una stampante 3D per materializzarli e uno sketch di Arduino per controllare la parte elettronica.
E questo era il risultato:
Ma questo era “solo” un “normale” zootropio (il termine deriva dal greco zoo [animale] e tròpos [girare]).
Di tutt’altro livello è invece All things Fall, capolavoro realizzato dal britannico Mat Collishaw in collaborazione con Sebastian Burdon.

I due si sono ispirati al quadro barocco “Il massacro degli innocenti” di Peter Paul Rubens, artista del XVII secolo. Il soggetto è la celebre vicenda biblica: Erode il Grande, re di Giudea, avrebbe ordinato una strage di bambini dopo aver saputo della nascita di Gesù.
L’opera di Collishaw e Burdon impressiona non solo per la qualità dei manufatti, ma anche e soprattutto per l’efficacia nel rendere l’idea di crudeltà; lo spettatore, guardando l’opera ruotare su sè stessa, assiste a scene di soldati che uccidono i piccoli strappandoli dalle braccia delle madri, o gettandoli in aria, o ancora percuotendoli con i bastoni. Al punto che trae sollievo quando la “giostra” smette di girare.
Un’opera non altrimenti definibile se non come “capolavoro”, e che può essere presa ad esempio di splendida sinergia tra l’antico e il nuovo.