Il cambiamento climatico sta diventando un argomento di sempre più stringente attualità.
La giornalista e scrittrice canadese Naomi Klein, nel suo ultimo libro (This Changes Everything il titolo originale, “Una rivoluzione ci salverà” nella traduzione italiana) insiste molto su un punto; la lotta al cambiamento climatico passa prima di tutto attraverso la riduzione delle emissioni, che a sua volta presuppone un cambiamento anche radicale del sistema economico e -in ultima analisi- del nostro stile di vita.
Confidare nell’avvento di una tecnologia miracolosa (macchine risucchia-carbonio, opzione Pinatubo, geoingegneria etc.) che possa permetterci di salvare il pianeta lasciando al contempo inalterato il consumismo e l’estrattivismo è semplicemente da escludersi.
E tuttavia non si può negare -e l’autrice si guarda bene dal farlo- che il progresso tecnologico possa quantomeno dare un grosso contributo al perfezionamento di quelle tecnologie (pannelli solari in primis) che già oggi esistono e che possono costituire almeno una parte della soluzione.
Un’azienda isreaeliaa, la Utilight, afferma di aver introdotto un’importante miglioramento nel processo di produzione di panneli solari, grazie alla stampa 3D. La tecnologia in questione si chiama Pattern Transfer Printing (PTP), e a detta dell’azienda è in grado di incrementare l’efficienza dei pannelli fotovoltaici riducendone al tempo stesso i costi di produzione (specificamente circa 500.000$ di pasta d’argento e altrettanti di risparmio di corrente elettrica, per una normale linea di montaggio).
Questo il video di presentazione:
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E’ chiaro che un’eventuale riduzione dei prezzi dei pannelli solari sarebbe un toccasana per un mercato ancora fortemente legato agli incentivi statali. Negli ultimi anni infatti perfino in Germania -paese leader al mondo per produzione di energia solare- si è registrato un calo di installazioni.