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Francesco Russo in una foto di due anni fa, alle prese con la Galileo Next

La stampa 3D è stata raccontata in molti modi, in questi ultimi anni. Molti hanno saputo guardare oltre la funzione per la quale era stata ideata (cioè la prototipazione rapida, ad uso perlopiù aziendale), trovando invece il modo d’impiegarla nel campo dell’arte, della moda, della didattica e molto altro.

Uno dei casi più affascinanti, tuttavia -almeno dal punto di vista di chi scrive- è la rinascita di antiche tecniche o mestieri, sotto nuove prospettive. Vi avevamo raccontato, ad esempio, degli zootropi stampati in 3D, in particolare All things fall, capolavoro di Mat Collishaw.

Oggi invece parliamo di litofanie, e lo facciamo con una nostra vecchia conoscenza: Francesco Russo, ex orafo “convertito” all’informatica e alla stampa 3D. 

D- Parlaci un po’ di te. Di cosa ti occupi nella vita? Che tipo di attività gestisci?

Mi chiamo Francesco Russo e ho 42 anni. Sono originario di Torre Annunziata (NA), ma vivo e lavoro ad Arezzo da 25 anni. Dopo aver fatto l’orafo per 10 anni, a causa della crisi, dopo l’11 settembre, mi ritrovo a fare il metalmeccanico, con l’hobby dell’informatica. In questi anni ho conseguito un diploma di programmatore-operatore presso una scuola privata e, grazie al sign. Paolo Nelli (ex. insegnante e responsabile della suddetta scuola),  mi sono appassionato sempre di più all’informatica,  sia al software che all’hardware.

D- Come sei arrivato al mondo della stampa 3D?

Ho comprato la prima stampante Kentstrapper 3 anni fa (la Galileo Next), per capire meglio di cosa si trattasse. Col passare del tempo mi sono sempre più appassionato a questa tecnologia, e circa un anno e mezzo fa ho sentito l’esigenza di acquistarne una più performante: la Galileo Smart. Devo dire che mi ha dato molte soddisfazioni: ho realizzato vari oggetti, con molta più qualità.
Poi, un giorno, navigando su internet, scoprii un sito che realizzava copie tridimensionali in miniatura delle persone (i mini-me), e senza pensarci due volte comprai anche uno scanner 3D e iniziai a scansionare e poi stampare mini-me.

Mini-me di Francesco Russo
Mini-me di Francesco Russo

D- E ora le litofanie…

Già. Dopo aver condiviso sui social le foto dei Mini-me alcuni amici mi chiesero se potesse bastare una singola foto per ottenere un mini-me. In quel momento mi venne l’idea di provare a fare le litofanie. Iniziai a  fare foto ai  miei figli e cominciai a studiare per capire come crearle e dopo molte prove sono riuscito a riprodurle.

 

Le litofanie di Francesco Russo
Le litofanie di Francesco Russo

D- Come fai, tecnicamente? Che software usi?

Inizialmente provai con questo software, ma il risultato finale non mi lasciava molto soddisfatto. Allora ho pensato di trovare un’altra strada per svilupparle in una qualità migliore. La base per una buona litofania, a mio parere, è una buona fotografia: se questa è sfuocata o di bassa qualità la litofania non potrà venire bene. Attraverso un programma di fotoritocco converto la foto in scala di grigi, dopodiché gioco un po’ con il contrasto e la salvo in .jpg o .bmp. Quindi carico l’immagine in Cura, e il software permette di settare le misure dell’altezza e della base, oltre alla profondità. Inoltre è possibile decidere se le parti più alte debbano corrispondere alle zone più scure o a quelle più chiare.

Importazione di un'immagine in scala di grigi in Cura
Importazione di un’immagine in scala di grigi in Cura